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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 23-10-2008 alle 12:27 Leggi/Nascondi
Da ViviMilano:

Il dirigente conserverebbe comunque la sua posizione nella «Perotti»

L'Atm «silura» un supermanager

A cadere, sembrava quasi certo, sarebbe dovuto essere il direttore generale Roberto Massetti. Spostato invece Carlo Melloni

Scontro fra tram: «Fu errore umano». E 400 scambi sono da sostituire

MILANO - La crisi Atm s'era annunciata come un terremoto, poche ore dopo l'incidente di martedì. Una telefonata del sindaco Letizia Moratti portava un messaggio di fuoco: «Qualcuno dovrà pagare». E a cadere, sembrava quasi certo, sarebbe dovuto essere il direttore generale Roberto Massetti, colonna del management Atm nell'epoca Albertini. Dimissioni che avrebbero risolto un conflitto mai sanato con la nuova dirigenza del presidente Elio Catania. E invece, a testimonianza di quanto siano delicati gli equilibri, a pagare sarebbe non Massetti, ma uno dei dirigenti a lui più legati.

Così, in 24 ore, si è sgonfiata la resa dei conti tra presidente e dg. Scacchiere bloccato, pur di fronte al devastante danno di immagine causato dagli scontri a catena delle ultime settimane. L'azienda parla di «accorpamento » tra due direzioni, quella «manutenzione degli impianti e quella delle reti infrastrutturali (binari, reti elettriche)». La responsabilità della nuova struttura andrà a Francesco Gilardoni, mentre a lasciare il comando della direzione «svanita» sarebbe Carlo Melloni, dopo 23 anni in azienda. Considerato vicino all'area politica ex Margherita, il suo in realtà non sarebbe un vero e proprio siluramento. Il manager conserverebbe la sua posizione nella «Perotti», società controllata da Atm.

Il resto è polemica che infiamma Palazzo Marino. «Se la squadra perde, è giusto che il tifoso se la prenda con l'allenatore», spiega il capogruppo leghista Matteo Salvini. Duro anche il verde Enrico Fedrighini: «Con troppa timidezza si cambia rispetto all'amministrazione Albertini, dai derivati, all'Atm. Bisogna fare subito delle scelte che taglino una continuità negativa per Milano». La bufera che si è abbattuta su Foro Bonaparte non risparmia il presidente Catania, messo sul banco degli imputati dalla stessa maggioranza di centrodestra. Se l'assessore alla Mobilità, Edoardo Croci, spiega di «apprezzare il fatto che l'azienda abbia promosso un cambiamento reale», Forza Italia, Udc e Lega guidano il fronte degli scontenti. Sotto accusa, in particolare, lo «scaricabarile » dopo l'incidente di martedì. «Il vertice sembra più occupato nel mettere in piedi la fusione con Torino che nel rilancio industriale dell'azienda», attacca Giulio Gallera, capogruppo di Forza Italia.

Nessuna richiesta di dimissioni per Catania: «Ma non capiamo il continuo rimpallo di responsabilità, negli ultimi anni il potere è stato accentrato nelle sue mani». «I manager di Atm sono super pagati perché sono bravi — aggiunge Franco De Angelis, vicepresidente repubblicano della commissione Trasporti —. Lo dimostrino, altrimenti traggano le dovute conclusioni». Altro capogruppo, Pasquale Salvatore (Udc): «Subito investimenti in sicurezza e manutenzione». Salvini è quello che si spinge più in là: «Al prossimo incidente, tanti saluti». Dalle polemiche si smarca solo An. Marco Osnato, presidente della commissione Trasporti, accusa le gestioni precedenti: «Albertini ha risanato l'azienda e per farlo forse ha trascurato la manutenzione». E i guasti? «Coincidenze sfavorevoli. Gli incidenti diminuiscono ».

G. San. A. Sen.
23 ottobre 2008


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