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Inviato da avatar Eugenio Galli il 28-05-2009 alle 19:23 Leggi/Nascondi

Egregio sig. Marzi,

di libri ne sono già stati scritti molti…

Francamente, non vedo cosa ci sia di tanto stupefacente nell’affermazione secondo cui dalla riduzione della velocità dei veicoli circolanti discenda una riduzione dei danni degli incidenti.

Non si tratta di una tesi, come lei sostiene, bensì di una considerazione quasi lapalissiana che discende dalla mera applicazione di leggi della fisica relative al moto dei corpi.

 

La velocità non è spesso la causa degli incidenti ma è quasi sempre concausa della gravità degli effetti. Causa o concausa che sia, il problema non è linguistico ma resta pur sempre quello di incidere sulle conseguenze lesive. Annullandole o riducendole drasticamente (l’UE nel Libro bianco sulla sicurezza stradale stabiliva l’obiettivo della riduzione del 50% degli incidenti mortali entro il 2010, che l’Italia non conseguirà, stando alle attuali statistiche).

 

Una diversa considerazione, che porti a ritenere irrilevante rispetto all’obiettivo il tema della velocità, dei suoi limiti e delle esigenze di controllo e sanzione, sarebbe a mio parere poco realistica e molto oziosa, proprio e sopratutto in Italia, e potrebbe avere senso solo se stessimo parlando di corpi lanciati nel vuoto siderale, dove un problema di errore umano e di collisione si pone come meramente eventuale. Poiché non è così, visto che stiamo discutendo della sicurezza nella circolazione sulle strade, che sono di tutti, è chiaro che la questione merita invece una specifica attenzione.

 

Altro che “guerra santa contro la velocità”!

Nel luglio 2007 anche un giornalista del calibro di Piero Ostellino era intervenuto (da noi contestato) con analoghi argomenti nella difesa della libertà di correre: v. tra gli altri i post

http://www.ciclobby.it/ciclobby/index.php?action=view&id=250&module=newsmodule&src=%40random4473e1224427c

 

http://fc.retecivica.milano.it/Rete%20Civica%20di%20Milano/ConferenzAmbiente/S07DD1FC3-07DD1FE7?WasRead=1

 

E’ perfino banale sostenere che, se non c’è incidente, non c’è neppure il danno.

In tutti gli incidenti sulle strade esiste una possibile pluralità di componenti causali: la struttura della strada, la sua manutenzione, il comportamento del conducente, il mezzo utilizzato, la segnaletica, la mancata osservanza di qualche norma, il fattore meteo, un’imprudenza, una distrazione… Essendo i veicoli condotti da persone, il fattore umano assume un ruolo fondamentale, nel bene e nel male.

Ma qualsiasi intervento guidato da una logica di ripristino della sicurezza si pone degli obiettivi in sequenza.

In questa sequenza, il primo traguardo deve essere quello della eliminazione del rischio, poi la sua riduzione, la separazione del rischio dalle persone; l’adozione di procedure, metodi, controlli; la formazione, informazione, e via seguitando. 

In questo senso concordo con Lei quando dice che occorre “fare di tutto per prevenire il verificarsi di incidenti, piuttosto che limitarne i danni solamente”. Vero.

Tuttavia, quando la catena preventiva è fallita e l’incidente si verifica, bisogna avere fatto tutto il possibile per ridurne le conseguenze.

Questa è la logica sottesa agli interventi di moderazione del traffico. Interventi che qualcuno potrà ritenere peregrini, un odioso freno alla altrui libertà di sfrecciare sulle strade, di considerarle a proprio esclusivo uso e consumo. Ma che noi continuiamo a sostenere come necessari, fondamentali, indifferibili.

 

Saluti

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY Milano)

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