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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 28-12-2009 alle 11:48 Leggi/Nascondi
Da milano.corriere.it:

dalla parte del cittadino

In difesa del pavé sulle strade
La nostra storia in quei pietroni


Gentile signora Bossi Fedrigotti,
vorrei riprendere il tema della pavimentazione milanese, apparentemente invisa a molti lettori per comprensibili ragioni, lo riconosco, che però non solo è bellissima ma anche tale da fare di Milano una città unica, nel senso che una via con il pavé la si riconosce immediatamente come milanese. Poche altre cose sono così tipiche della nostra città. Levate i masselli di granito dalle strade e perderete il vero carattere del luogo. Non sono molte le grandi città che si possono riconoscere dalla foto di una strada secondaria: Venezia, sì, e anche Parigi, Lisbona, San Francisco, Torino e Roma, ma altre molto più difficilmente. Ci sono ancora a Milano numerose strade affascinanti di questo genere, come via Cesare Correnti, via Cesare da Sesto, via San Vittore, via degli Olivetani, via Pontaccio, corso di Porta Romana, via Croce Rossa o anche via Valtellina. Per contro purtroppo oggi non c'è più sugo a passeggiare in via Marghera, senza pietroni per terra. E guardate come sono diventare misere certe strade che una volta avevano la loro bella pavimentazione rossastra, come corso san Gottardo o viale Bligny, via Vigevano, corso di Porta Vicentina, corso Vercelli, via Vitruvio. E come abbiano perso il loro fascino anche altre vie strette come via Nino Bixio, il primo tratto di via Ripamonti, via Bramante o corso Monforte. Lasciateci, per favore, così come sono, le strade che ancora hanno il pavé. Dovrebbe essere possibile: qualche anno fa, infatti, in via Beato Angelico fu cambiata la massicciata tranviaria e, miracolosamente, sono stati rimessi i lastroni che replicano quello speciale disegno milanese riconoscibile tra mille che io amo tanto

Silvio Bernard



Personalmente, spero molto che lei possa stare tranquillo per quel che ancora sopravvive del nostro pavé. Del resto, rispondendo alla lettera del motociclista che invocava l'eliminazione dei lastroni, posati ai tempi delle carrozze e poco adatti al traffico dei mezzi odierni, soprattutto a quello delle due ruote, oltre che di manutenzione assai dispendiosa, io per prima ho dichiarato la mia affezione per questa caratteristica pavimentazione milanese. E le farò le passeggiate che lei suggerisce, già le faccio assai spesso, in bicicletta, soffrendo un po', è vero, soprattutto in quelle strade dove i lastroni sono belli ma piuttosto sconnessi. Come nella sopraccitata via Cesare da Sesto, per esempio, che si riscatta però con i superlativi, impalpabili cannoncini alla crema— se non a Natale quando? —dell'eccellente e bisbetico pasticciere che lavora in quella strada.

Isabella Bossi Fedrigotti
24 dicembre 2009(ultima modifica: 28 dicembre 2009)
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